È il calo demografico a far ritenere al governo italiano che sia necessario ridurre progressivamente il personale scolastico: ecco le scuole a cui potrebbe toccare in sorte il ridimensionamento.
L’ISTAT ha registrato un nuovo calo demografico in Italia: al primo di Gennaio di quest’anno, infatti, sono risultate 179.000 persone residenti in meno rispetto al 2022 mentre i nuovi nati, per la prima volta a partire dall’Unità d’Italia, sono risultati al di sotto della soglia di 400.000, non superando le 393.000 nascite, come indicato dal Rapporto 2022.
E il trend, se rapportato alla scuola, può avere importanti conseguenze dirette: meno giovani, dunque meno studenti e quindi anche minor necessità di impiegare insegnanti e personale, a partire dai dirigenti e dai direttori amministrativi, con effetti che potrebbero palesarsi in tutta evidenza già dall’anno scolastico 2024/2025.
Inoltre, se il calo proseguirà la sua curva discendente, allora i tagli potrebbero perdurare in maniera progressiva nei prossimi anni. Per questo motivo il governo italiano avrebbe previsto un ridimensionamento scolastico con la nuova legge di Bilancio di quest’anno, in previsione della possibilità di una riduzione di 130.000 studenti per il prossimo anno accademico. Quali saranno quindi le sedi scolastiche che rischiano di più?
I possibili tagli al personale scolastico sul territorio nazionale: cosa possono comportare e quali sedi rischiano di più
I primi effetti sulla scuola conseguenti al calo delle nascite potrebbero condurre ad accorpamenti dei plessi e chiusura o cambio di destinazione d’uso di quelli dismessi. La responsabilità degli interventi sarà affidata alle Regioni che, in base anche alla norma per il ridimensionamento scolastico legata al PNRR, dovranno attenzionare i plessi con meno di 900 iscritti.
Saranno invece il Ministero dell’Istruzione e del Merito ed il Ministero dell’Economia a determinare attraverso opportuno decreto quanti dirigenti e direttori amministrativi scolastici saranno necessari e quanti e come dovranno essere distribuiti nelle Regioni italiane. Il decreto é previsto entro il 31 Maggio, con effetto a partire con ogni probabilità dall’anno accademico 2024/2025.
E già dal prossimo anno potrebbero essere 700 le scuole che dovranno prepararsi agli accorpamenti, in particolare nelle regioni meridionali: la Campania dovrebbe infatti sostenere 140 fusioni, la Sicilia 109, la Calabria 79 accorpamenti, la Puglia 66, la Sardegna 45 ed infine il Lazio con 30.
In quanto al calo delle nascite, secondo l’ISTAT dipende “solo in parte alla spontanea o indotta rinuncia ad avere figli da parte delle coppie. In realtà” – ha continuato l’Istituto – “tra le cause pesano tanto il calo dimensionale quanto il progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni)”. Ora la discussione prevede un confronto anche con i sindacati del settore prima delle decisioni definitive.