È possibile avviare una attività extralberghiera di Bed and Breakfast in forma non imprenditoriale? Quali norme vanno seguite? Scopriamolo insieme.
Vi è mai capitato di pensare di affitare qualche stanza della vostra casa oppure parti del vostro casale in campagna a mo’ di Bed and Breakfast? Ma magari siete poi stati bloccati dal timore che potesse risultare burocraticamente troppo complicato ed obbligarvi alla compilazione di un mare infinito di scartoffie e documenti?
Ebbene, non è proprio così. Al contrario: avviare un’attività extralberghiera di Bed and Breakfast in forma non imprenditoriale è probabilmente molto più semplice di quello che pensate. Se, infatti, l’attività viene condotta esclusivamente con il supporto dei propri famigliari, per un massimo di 6 camere equivalenti a 20 posti letto, e con periodi di chiusura di almeno 3 mesi all’anno, allora ai fini fiscali non è considerata un’attività commerciale.
Per questo motivo può dunque essere esercitata anche da chi non sia titolare di una Partita IVA e senza l’obbligo di tenere una contabilità dedicata. L’importante è che l’attività venga svolta presso l’immobile in cui il proprietario ha la propria residenza anagrafica, in modo da consentirgli di sfruttare il potenziale dello stabile mettendolo a reddito.
I proventi dell’attività extralberghiera di Bed and Breakfast in forma non imprenditoriale vengono tassati come “redditi diversi”, come disciplinato dall’articolo 67, comma 1, lettera i), del Tuir. Il proprietario deve dichiararli al netto delle spese inerenti e premurandosi che queste siano opportunamente documentate.
Pur vigendo una Legge nazionale in materia, ovvero la numero 135 del 2001 intitolata “Riforma della legislazione nazionale del turismo”, sono le Leggi regionali, rifacendosi a quella nazionale, a disciplinare la normativa in materia di attività extralberghiera di Bed and Breakfast in forma non imprenditoriale.
Per avviare regolarmente l’attività occorre presentare una SCIA, ovvero una Segnalazione Certificata di Inizio Attività, allo sportello SUAP del Comune di residenza ove verrà appunto condotto il servizio di accoglienza. La presentazione della SCIA può richiedere il versamento dei diritti di istruttoria, che posso oscillare da un minimo di 60 Euro ad un massimo di 150 Euro. Infine, è necessario segnalare agli uffici turistici del Comune la classificazione della struttura in modo da comunicare alle autorità di Pubblica Sicurezza l’eventuale presenza di ospiti extra-UE. E il gioco è fatto: possiamo quindi cominciare a svolgere la nostra attività.
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