L’ipotesi di una settimana lavorativa corta si è fatta largo negli ultimi anni, diventando finalmente una realtà.
Negli ultimi anni l’ipotesi di una settimana lavorativa accorciata ha iniziato a farsi sempre più strada. La pandemia di Covid ha contribuito allo sviluppo di un dibattito intorno ai cambiamenti affrontati dal mondo del lavoro. Tra smartworking e modalità di lavoro flessibile le abitudini di molti dipendenti sono andate incontro ad importanti modifiche. Mentre l’idea di una produttività incessante non ha fatto altro che affievolirsi. Finalmente, la settimana corta è diventata realtà: l’esperimento si è rivelato un successo.
Quando si parla di settimana corta, sono due le modalità che possono essere applicate. Da un lato, c’è la possibilità di ridurre l’orario dei dipendenti. Si passa così da 5 a 4 giorni lavorativi. Di conseguenza le ore scendono da 40 a 32. Dall’altro lato, l’orario di lavoro può essere compresso anziché ridotto. Ciò significa che il personale lavora un’ora in più ogni giorno, percependo lo stesso stipendio. In tal modo le ore non diminuiscono e l’orario si mantiene lo stesso, ma distribuito su 4 giorni e non più 5.
Sono diversi i vantaggi che si collegano ad una accorciamento della settimana lavorativa. In base a quanto emerso da un rapporto del Boston College, i dipendenti che hanno un giorno in più di riposo sono meno afflitti dallo stress e vivono la relazione tra lavoro e vita privata con maggiore equilibrio. Il benessere del personale porta ad un aumento della produttività nell’azienda, un fatturato più alto e un minore rischio di dimissioni. I benefici riguardano anche l’ambiente: con una settimana lavorativa di 4 giorni, gli spostamenti per lavoro si riducono, con un conseguente calo dell’inquinamento.
Settimana lavorativa corta, il successo dell’esperimento
Le teorie degli esperti hanno trovato conferma in un recente esperimento. Dopo aver introdotto la settimana lavorativa corta, è stato registrato un miglioramento della produttività delle aziende, oltre che della salute dei lavoratori. All’indagine hanno partecipato 61 aziende che a partire dal 2021 hanno ridotto del 20% l’orario lavorativo dei dipendenti per 6 mesi. Il personale ha continuato a percepire lo stesso stipendio. Una volta concluso l’esperimento, la maggior parte delle aziende (56 su 61) ha affermato di voler proseguire con la settimana lavorativa di 4 giorni.
I livelli di ansia e stress sono calati, insieme ai problemi legati al sonno e ai cosiddetti bornout dei lavoratori. Per quanto riguarda le aziende, i fatturati sono saliti dell’1,4%. Ovviamente non sono mancate alcune preoccupazioni da parte dei dipendenti che temono per l’aumento del carico di lavoro e la compressione dell’orario. Nonostante ciò, i risultati indicano “un importante momento di svolta”, come affermato da Joe Ryle, direttore della 4 Day Week Campaign.
L’esperimento è stato svolto nel Regno Unito e al momento la speranza è che arrivi una risposta da parte del mondo politico. Negli scorsi mesi, infatti, il deputato laburista Peter Dowd ha avanzato una proposta di legge che andrebbe a diminuire l’orario lavorativo da 48 a 32 ore per tutte le aziende. Per quanto riguarda l’Italia sono già arrivate proposte di introduzione della settimana lavorativa corta da parte dei sindacati, mentre aziende come Intesa Sanpaolo sono scese in prima linea con il lancio della settimana di 4 giorni da 9 ore lavorative, mantenendo lo stesso salario. Il progetto in fase di sperimentazione ha coinvolto circa 200 filiali.