Davvero le pensioni aumenteranno? Forse no, anzi: potrebbe verificarsi l’esatto contrario. Vediamo insieme cosa accadrà.
Milioni di pensionati in festa per gli aumenti delle pensioni di vecchiaia, reversibilità e invalidità. Ma potrebbe trattarsi solo di uno specchietto per allodole. Analizziamo la situazione nei dettagli.
Quello delle pensioni è uno dei temi più sentiti in Italia ed è uno dei principali campi di battaglia su cui le coalizioni duettano durante la campagna elettorale. I temi “scottanti” sono, fondamentalmente, due: dare la possibilità a sempre più lavoratori di andare prima in pensione e aumentare gli assegni previdenziali. Sul primo punto bisognerà attendere qualche anno prima che Quota 41 veda la luce; per quanto riguarda gli aumenti, la situazione è piuttosto complessa.
Da mesi i pensionati festeggiano per i tanto attesi aumenti delle pensioni. Oltre agli incrementi degli assegni pensionistici pari o inferiori al trattamento minimo – che nel 2023 corrisponde a 563,74 euro – che verranno erogati a partire da luglio, altro motivo di gioia è la rivalutazione delle pensioni di vecchiaia, reversibilità e invalidità. Tuttavia potrebbe essersi trattato di un inganno, o meglio: le cose potrebbero essere state spiegate in modo non chiarissimo. La rivalutazione in effetti c’è stata e ci sarà anche il prossimo anno. Ma potrebbe non andare a vantaggio di nessuno o quasi.
Aumenti delle pensioni: ecco la verità
A luglio milioni di pensionati riceveranno assegni più ricchi anche in virtù della quattordicesima. Questa prestazione verrà erogata sia sulle pensioni di vecchiaia che su quelle di reversibilità e invalidità. Per beneficiare dell’aumento – che potrà arrivare fino a 655 euro – è necessario aver compiuto 64 anni entro il 30 giugno. Chi li compirà dopo, riceverà la quattordicesima a dicembre.
Ma gli aumenti proseguiranno? Sicuramente la rivalutazione proseguirà ma non è assolutamente detto che andrà effettivamente a vantaggio dei pensionati. Bisogna precisare che la rivalutazione annua delle pensioni avviene in base all’andamento di inflazione e dei prezzi al consumo Istat. Se la rivalutazione è minore rispetto a quanto dovrebbe – considerando l’andamento dell’inflazione – va da sé che il vantaggio è inesistente. Anzi: il potere d’acquisto dei pensionati diminuisce.
Stando alle stime degli esperti l’inflazione al momento è al 6,4% ed è altamente probabile che resti così almeno fino alla fine dell’anno. Tuttavia la rivalutazione delle pensioni prevista sarà solo del 4%. Questo significa che gli aumenti delle pensioni ci saranno ma saranno del tutto insufficienti a far fronte al carovita e ai rialzi. Già quest’anno si è verificata una situazione analoga: alla fine del 2022 l’inflazione era quasi all’11% ma le pensioni sono state rivalutate solo del 7,3%.
Un’altra ragione per cui gli aumenti delle pensioni di vecchiaia, reversibilità e invalidità sono a rischio è da ricercarsi nel fatto che il Governo Meloni ha deciso di abbassare le percentuali di rivalutazione delle pensioni ad eccezione di quelle più basse. Pertanto tutte le pensioni – escluse le minime – hanno avuto incrementi minori rispetto a quelli attesi.