Entro il prossimo 30 giugno dovrebbe essere approvato un provvedimento con molte importanti novità per i concorsi pubblici: ecco cosa prevede.
Concorsi pubblici, si cambia. Un emendamento al decreto-legge sulla Pubblica amministrazione approvato alla Camera introduce importanti novità per gli aspiranti dipendenti della Pa, in attesa del provvedimento che dovrebbe essere approvato – come da accordi con l’Unione Europea – entro il prossimo 30 giugno. Vediamole da vicino.
Il provvedimento in questione si inserisce nella cornice degli obiettivi del Pnrr ed ha lo scopo di accorciare i tempi delle procedure pubbliche a sei mesi. Il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo lavora da tempo a una riforma di cui ora possiamo anticipare i contenuti.
Le nuove regole per i concorsi pubblici
La novità che fa più rumore è sicuramente l’addio – benché non definitivo – all’esame orale nei concorsi pubblici. Stando a quanto si legge nell’emendamento del governo approvato alla Camera, i bandi di concorso potranno prevedere, per i profili “non apicali” (cioè non dirigenziali) lo svolgimento della sola prova scritta almeno fino al 31 dicembre 2026.
Un’altra modifica di assoluto rilievo è quella che prevede l’organizzazione di concorsi pubblici su base territoriale. Di conseguenza, i candidati che decideranno di partecipare a un concorso dell’Inps o dell’Agenzia delle Entrate dovranno innanzi tutto indicare per quale Regione o città si candidano, e non potranno presentare domanda anche per altri territori.
Ferma restando la possibilità, nel caso in cui non si riuscisse a coprire tutti i posti, di scorrimento delle graduatorie che presentano un “surplus” di idonei nei territori confinanti con quello prescelto. Ma non è tutto: sono in arrivo nuovi requisiti di “idoneità”.
La riforma prevede infatti che solo coloro che rientreranno nel 20% dei posti successivi all’ultimo di quelli banditi potranno essere ottenere la qualifica di candidati “idonei”. E sarà introdotto un numero ben preciso di “posti riservati”, pari al 15% del totale, per chi ha “concluso il servizio civile universale senza demerito”.
Sarà infine consentito l’accesso alle selezioni anche alle persone titolari dello status di rifugiato che hanno diritto alla protezione sussidiaria, ovvero al “diritto di asilo”, oltre che ai cittadini italiani e dell’UE. E potranno partecipare ai concorsi pubblici anche tutti i cittadini europei che siano titolari del diritto di soggiorno o in possesso di un permesso di soggiorno UE di lungo periodo.