I disturbi psicologici, e in particolare le crisi d’ansia, sono sempre più diffusi – e a tutti i livelli – nella nostra società. Ecco gli errori da non commettere.
La pandemia, la guerra, il rischio nucleare, la crisi economica strisciante: in questi ultimi una sequela di calamità al limite della capacità di sopportazione umana ha lasciato segni profondi sulle nostre menti, oltre che sui nostri corpi.
Non a caso è aumentato in modo esponenziale il numero di persone affette da disturbi problemi legati alla salute mentale o comportamentale. Il nemico numero uno è l’ansia.
La crisi d’ansia – da sempre una delle problematiche più diffuse sia tra gli adulti che i giovani – è qualcosa di molto complicato da gestire senza un consulto professionale. E se chi sta a contatto con il soggetto che ne soffre – come spesso accade – non mostra empatia o clemenza, la situazione è destinata ad aggravarsi, con conseguenze anche molto pericolose.
Secondo la psicologa Lisa Marie Miele, ci sono poche ma importanti accortezze da utilizzare per aiutare soggetti ansiosi durante una crisi. Premesso che il disturbo colpisce soprattutto i giovani, le donne, i disoccupati e chi ha un basso reddito, insomma coloro che più vivono un senso di precarietà sulla propria pelle, l’esperta indica come “ricetta” la sensibilità e all’empatia. Bisogna sostenere, mai giudicare.
Soprattutto, ci sono determinate parole da non dire assolutamente, se non si vuole peggiorare lo stato d’animo di chi sta affrontando una situazione tanto complessa sul piano psicologico ed emotivo. Esortazioni come “Calmati!“, “Respira!”, “Non ci pensare è solo ansia!” e così via, producono sul soggetto affetto da crisi d’ansia un effetto uguale e contrario da quello voluto da chi le pronuncia.
Non solo. Del tutto deleterio è cercare di confortare il soggetto in preda all’ansia paragonando la sua alla nostra esperienza, con rassicurazioni del tipo: “Stai tranquillo/a anche io ci sono passato”. Per il semplice fatto che siamo tutti diversi l’uno dall’altro, e ogni esperienza ed emozione non può essere oggetto di paragoni o confronti. Infine, ma non perché meno importante, mai dire, anche se lo pensiamo veramente: “Tu sei ansioso/a? Non mi sembrava”. Equivarrebbe a insinuare un giudizio sulla personalità del soggetto in questione e gettare altro sale sulla ferita.
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