La decisione di inserire dei gatti randagi all’interno di un carcere sembra esser stata azzeccata. Le immagini sono molto tenere
Nel nostro paese, per quanto riguarda la cura delle colonie di questi splendidi animali, ci sono le associazioni e gli enti a gestirne le sorti. Purtroppo, però, per quanto riguarda quelli affetti da malattie gravi e incurabili, c’è la possibilità di soppressione. Ad ufficializzare queste procedure c’è il regolamento governativo sul randagismo, configurato da parte della Legge 281 emanata il 14 agosto del 1991.
I gatti in circolazione, però, pur risiedendo nelle colonie possono rimanere vittime di incidenti stradali o possono essere, comunque, esposti a dei pericoli. Si tratta di animali che vivono in gruppo e in libertà, ma che frequentano spesso lo stesso luogo. Tali colonie vengono protette da delle leggi regionali e sono viste come fonte di equilibrio per l’habitat in cui vivono, dato che tamponano l’invasione di animali non graditi, come i ratti.
Eppure, nessuno sembra esser mai riuscito a portare alcuni di essi all’interno delle carceri, magari proprio per la protezione dell’habitat, o per il loro benessere e di coloro che li accudiscono. Nella prigione di Pendleton, in Indiana (USA), questa alternativa è stata sperimentata e sembra stia avendo un grande seguito e un’ottimo risultato. Il programma con cui vengono inseriti si chiama “Forward” e ha avuto un’impatto a dir poco positivo sugli animali e sui carcerati.
In cosa consiste l’iniziativa
L’idea è stata quella di poter permettere a qualche carcerato di potersi prendere cura di questi splendidi e adorabili animali. In questo caso, i diversi rifugi stracolmi di gatti sono stati svuotati e il congiungimento con i carcerati è stato propedeutico ad un miglioramente comportamentale da parte di questi felini.
Se in un primo momento alcuni avessero pensato che i carcerati avrebbero potuto anche maltrattarli, dopo un po’ di tempo si è chiarito che quella preoccupazione era infondata. Infatti, sembra che la situazione sia serena e che per i carcerati, i quali hanno un passatempo in più, c’è anche un aspetto più emotivo della questione, dato che si affezionano ai loro animali da compagnia.
Prima di poter prendersi cura di un gatto e farselo affidare, comunque, i prigionieri devono dimostrare di potersi meritare tale attività. In particolare, devono superare un particolare processo di selezione e soddisfare delle precise condizioni. Il programma “Forward” ha preso in custodia oltre 140 gatti, con volontari e personale medico a prendersi cura del loro benessere. Tali animali, comunque, vengono consegnati solamente a dei detenuti che posseggono un tipo di comportamento esemplare.