Dopo una mostra in Francia ci sono stati dei danni. Ecco che cosa è successo e chi ha segnalato il disastro.
Il sito archeologico di Pompei richiama milioni di turisti ogni anno, ma anche i suoi vari reperti ottengono visibilità. Si tratta di oggetti molto delicati e fragili, ma ecco cosa è successo in un caso specifico emerso di recente.
Di recente Pompei è stato tra i più visitati tra i luoghi della cultura statali aperti gratuitamente all’interno dell’iniziativa Domenica al museo. Si tratta di un sito archeologico di 66 ettari conosciuto e ammirato in tutto il mondo. Gli scavi sono iniziati nel 1748 riportando alla luce i resti dell’antica città sepolta sotto metri di cenere a seguito dell’eruzione del Vesuvio nel 79 a.c.
Questo luogo, diventato patrimonio dell’Umanità nel 1997 ha un valore storico inestimabile e può dire molto sulle abitudini di vita, sull’arte e la cultura di quell’epoca grazie all’ottimo stato di conservazione dei reperti. La gestione di un così ricco patrimonio non è sicuramente semplice. Ne è la prova la lunga gestazione della Casa dei Vettii durata 20 lunghi anni. Ma che cosa è accaduto durante una mostra in territorio francese? Ecco tutti i particolari.
Affresco di Pompei in pericolo
Ad accorgersi del danno subito da un affresco di Pompei è stata un’archeologa di nome Valentina Porcheddu che ha segnalato tutto in un’intervista con il Manifesto con tanto di foto e video che ha pubblicato anche sulla sua pagina Facebook visibile da tutti. Ad essere stato trattato con poca cura è stato un affresco del Tempio di Iside che era stato prestato al Museo di Marsiglia per una mostra su Alessandria D’Egitto e ancor prima, a uno di Bruxelles.
Il disegno raffigura la giovane Io, fanciulla amata da Zeus con le corna bovine poiché trasformata in giovenca dal suo amante per sfuggire dalla collera della moglie Era. In seguito sempre secondo il mito, arrivata a Canopo, vicino ad Alessandria la ragazza fu accolta da Iside con il figlio Arpocrate. Porcheddu ha mostrato che sull’affresco ci sono delle profonde fessure. Ma le cose non finiscono qui, perché nella parte inferiore c’è addirittura una velina, cioè un vero intervento di restauro che viene eseguito quando il colore non aderisce più al supporto.
A quanto sostiene l’archeologa la velinatura era già presente durante la mostra in Belgio, mentre il Museo Archeologico di Napoli sul Corriere della Sera ha commentato che questo affresco è stato inviato ed è gestito nella massima sicurezza. Dunque a quando risale il danno? Sui social gli utenti inveiscono definendo sconsiderata la decisione di far viaggiare un reperto tanto fragile e prezioso.