Adori il caffè amaro e non potresti mai e poi mai aggiungere anche mezzo cucchiaino di zucchero? Faresti bene allora a leggere questo nuovo e dibattuto studio.
Il mondo si divide tra chi zucchera, anche più del dovuto in effetti, il caffè e chi lo beve amaro, come la vita, giusto per non distaccarsi troppo dalla realtà. Fatto sta che a prescindere dalle differenza di sapore, sarebbe impensabile iniziare la giornata senza un tazzina fumante di caffè per affrontare al meglio la giornata, tra scartoffie in ufficio e altri mille impegni che scandiscono le nostre 24 ore.
Tuttavia, un studio condotto nel 2015 dall’università di Innsbruck, in Austria, e pubblicato sulla rivista “Appetite”, avrebbe dimostrato come chi beve caffè amaro sia psicopatico. Nello specifico, ci sarebbe una correlazione tra tratti della personalità psicopatici e la bevanda più amata dagli italiani se consumata amara. Insomma, le tendenze sadiche sarebbero proprio dietro l’angolo. Ma come è possibile?
In realtà si tratta di un legame abbastanza semplice, automatico e se vogliamo a tratti anche scontato. Nello specifico, il team austriaco ha posto l’accento proprio sull’amarezza, ovvero una condizione tale che va oltre il semplice caffè per impattare tutti gli aspetti della vita di una persona. Tant’è che chi non zucchera il caffè sarebbe più incline a forme di sadismo quotidiano che comprendono anche il godimento nell’infliggere moderati livelli di dolore agli altri. Ma non finisce qui.
Caffè amaro e psicopatia: stanno davvero così le cose?
Questa associazione tra cibi o bevande amare e tendenze sadiche col tempo potrebbe solo peggiorare, diventando cronica e irreversibile. Insomma, una condanna a vita per chi beve il caffè amaro. Di contro, invece, chi lo zucchera o aggiunge il latte, prediligendo quindi sapori più dolci e delicati, ha una personalità più socievole. Ma non solo. Sarebbe anche più simpatico, collaborativo e gentile. Ma stanno davvero così le cose?
Recentemente Steven Meyers, docente di psicologia, ha criticato questi risultati. Si tratterebbe, infatti, di un’associazione molto piccola tra gusto e sadismo, motivo per cui si dovrebbe approfondire ulteriormente e con cautela. Alla guida di nuovo studio alla Roosevelt University di Chicago, il professore ha sottolineato invece come la cultura possa influenza le nostre preferenze di gusto che possono pure modificarsi nel tempo. Insomma, non sarebbe vero che chi predilige cibi amari, li sceglie per tutta la vita.
E c’è, infine, un altro aspetto che non va sottovalutato. Pur amando magari i sapori dolci e tenui, c’è chi consuma il caffè amaro per motivi di salute o ancora perché ci tiene particolarmente alla linea, evitando così zuccheri e grassi aggiunti. Insomma, si tratta di una correlazione fin troppo importante per diventare una certezza granitica nella comunità scientifica. Serviranno quindi ulteriori prove e studi per confermare il legame tra psicopatia e caffè amaro.