Dati, stimoli, informazioni, fake news: oggi il nostro cervello riceve input in sovrabbondanza da ogni dove. Ma come fa a depurarsi? Scopriamolo insieme.
La società globale dell’informazione – talvolta veritiera e sempre più spesso, ahinoi, farlocca – non dorme più: é costantemente al lavoro, iperattiva, bulimica, e ci immerge in un mare magnum di dati entro cui molti di noi hanno cominciato a nuotare con affanno, travolti da onde continue e potenti di stimoli che cercano in tutti i modi di attirare la nostra attenzione, a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Ed il contenitore di tutti questi stimoli e dati é il nostro cervello. Già, ma come fa a non saturare? In che modo accetta di accogliere e custodire certe informazioni e di rifiutare e sbarazzarsi di altre? Il rischio di giungere ad uno stato di sfinimento a causa di una sovraesposizione agli stimoli é reale e, come dicevamo, assai elevato nella società contemporanea.
Termini come “burn-out”, esaurimento, spossatezza mentale ed emotiva, nevrastenia, vengono utilizzati con sempre maggior frequenza per descrivere le condizioni psicofisiche del cosiddetto “homo technologicus”, una sorta di evoluzione dell’homo sapiens a cui pare che le abitudini della società del terzo millennio stiano conducendo. Tuttavia quest’organo incredibilmente sofisticato e complesso che é il cervello é in grado di proteggersi e proteggerci dalla possibilità di, potremmo dire, deteriorarsi e soccombere ad una stimolazione eccessiva causata dal bombardamento di troppe informazioni: vediamo come.
Per includere nuovi dati e per fare una cernita tra quelli che riteniamo siano indispensabili da mantenere e quelli che, invece, riteniamo siano da scartare, il nostro cervello ha bisogno di “spazio”. Questo “spazio” é essenziale al fine di poter effettuare nuove connessioni, dette neuronali, ovvero connessioni sinaptiche che avvengono tra i neuroni attraverso la creazione di percorsi attraversati da neurotrasmettitori come la dopamina e la serotonina.
Quando il cervello si ritrova ad aver raggiunto il limite massimo dei percorsi che può “contenere” al suo interno, ecco che allora si adopera per eliminare quelli ritenuti non più utili, obsoleti, se non anche nocivi. In altre parole, agisce per creare nuovo spazio di “transito neuronale”, che consenta la creazione di nuovi percorsi, nuove sinapsi e nuovi circuiti.
Il compito é affidato ad un sistema definito “glinfatico”: una sorta di vera e propria “impresa di riordino” del nostro cervello che provvede ad eliminare rifiuti, residui e – in termini più appropriati – tutte le cellule dette microgliali che occupano spazio ridondante e per questo motivo nocivo nel nostro incredibile organo di processione naturale.
Ed ecco che in questo modo riduce, finanche a neutralizzarla totalmente, attività di pensiero eccessive, ossessive e compulsive e, ancora una volta, proprio per questo motivo nocive. E lo fa insieme ad “alleati” preziosi: come il sonno e la meditazione, veri e propri “spazzini” di percorsi in eccesso che, se compiuti opportunamente, liberano spazio vitale per aumentare il nostro benessere psichico.
Per questo motivo attività come il sonno, la meditazione, la concentrazione – ad esempio – durante le attività di ascolto profondo di buona musica sono preziosissimi toccasana per il nostro benessere cerebrale. E riservarsi tempo di qualità per svolgere queste attività quotidianamente non può essere un lusso: é proprio una necessità.
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