Non sono solo i virus a essere contagiosi. Secondo uno studio anche l’infedeltà si trasmette in maniera simile a un contagio.
La saggezza popolare ce lo ricorda sempre: chi va con lo zoppo impara a zoppicare. E se lo stesso valesse anche per l’infedeltà? In altri termini: il tradimento è una questione di contagio?
L’idea può sembrare balzana, eppure i fenomeni di “contagio sociale” sono una realtà ben nota a psicologi e sociologi. Basti pensare al “panico morale” (ovvero il contagio della paura) o alla paranoia, l’equivalente nell’ordine psicologico del contagio.
Ma fenomeni di contagio sono stati rilevati, per esempio, anche nelle abitudini associate al sonno o all’uso di sostanze dannose per l’organismo (tra le quali alcol e tabacco). Ma anche con la depressione ci si può “contagiare” e, fortunatamente, pure la felicità pare essere contagiosa.
Dunque non appare poi così strano se a questo elenco di fenomeni psicologici e sociali si sia aggiunta anche l’infedeltà. A questa conclusione, segnala Psychology Today, è giunta infatti una ricerca recente coordinata dalla psicologa Gurit Birnbaum.
Lo studio ha avanzato l’ipotesi che i contesti sociali in cui ci muoviamo giornalmente possano condizionare anche la propensione al tradimento del partner. In che modo? Ad esempio, per stare sul pratico, coi racconti delle rispettive scappatelle in un gruppo di amici piuttosto inclini all’infedeltà.
E così, di racconto in racconto, l’attitudine al tradimento può trasmettersi anche agli altri membri della compagnia che fino ad allora si erano mantenuti fedeli. Esattamente come un virus, l’infedeltà diventa “virale” (e tutti ne sappiamo qualcosa, viste le vicissitudini della pandemia).
Insomma, secondo i ricercatori l’esposizione all’adulterio narrato, vantato o giustificato aumenterebbe la probabilità che anche noi si finisca per considerare l’idea del tradimento come un’opzione praticabile.
Si conferma così una verità forse sgradita ma non per questo meno potente: ovvero la forza dei condizionamenti socio-culturali, capaci di orientare per un verso o per l’altro anche condotte che credevamo in tutto e per tutto frutto di scelte individuali. Dimenticando che la cultura – e, in generale, la vita in società – è un po’ l’equivalente dell’acqua in cui nuota un pesce.
Lo studio di Birnbaum conferma che immergersi in contesti sociali dove adulterio e tradimenti non sono stigmatizzati indebolisce la resistenza ad essere partner fedifraghi alla ricerca di alternative più attraenti.
Festa grande dunque per i Dongiovanni di tutto il mondo? Non necessariamente. Perché un conto è riconoscere il peso dei condizionamenti sociali, un altro è affermare che l’infedeltà “ci agisce” come una forza impersonale che si impossessa di noi, pilotando i nostri atteggiamenti.
Guardare alle persone a cui siamo legati da un’appartenenza di gruppo non vuol dire per forza fare un copia e incolla dei loro atteggiamenti nella nostra vita. C’è sempre spazio, perciò, per una scelta personale. E, dunque, per la nostra responsabilità individuale. Bando alle scuse dunque. Tradire resta comunque una scelta alla quale non siamo certo obbligati.
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