L’usato si fa sempre più strada anche nel mondo dell’arredamento e del design: ecco perché conviene alle nostre finanze e all’ambiente.
Fino a qualche tempo fa, il mondo della moda e del tessile non guardavano di buon occhio la dimensione dell’usato e del riciclato. Ma ormai da diversi anni la tendenza è cambiata. E con essa anche la consapevolezza di quanto siano virtuose le pratiche di riutilizzo applicate a questi settori, tanto per le finanze personali di chi le adotta quanto per la salute dell’ambiente.
Sappiamo bene quanto la sovrapproduzione ancora in voga porti ogni anno a produrre più prodotti e merci di quante ne vengano poi effettivamente acquistate ed utilizzate. Dunque un’attenta valutazione tra ciò che è “nuovo”, ciò che è di “seconda mano” e ciò che appartiene al “vintage” è senz’altro necessaria per comprendere quale dei tre tipi sia effettivamente più adatto e vantaggioso.
Nell’ambito dell’arredamento, permane ancora piuttosto consolidata l’idea che gli acquisti che si effettuano ad esempio per il nostro divano, la cucina oppure il letto matrimoniale, siano “per sempre”. Eppure, dati alla mano ottenuti con un’indagine condotta dalla società Bain & Company in occasione del Salone del Mobile di Rho, gli acquisti duraturi risultano la netta minoranza.
La società di resale Deesup di Milano ha effettuato con il supporto di Lifegate uno studio per calcolare l’impatto ambientale di una singola seduta realizzata con legno, imbottitura, rivestimento e guarnizioni. Ebbene i chilogrammi di Co2 necessari per produrla sono risultati pari a poco meno di 50, per la precisione 47, dunque vicini al mezzo quintale.
Basta dunque una semplice moltiplicazione per considerare le proporzioni dell’impronta ecologica del settore, per milioni di elementi di arredo prodotti ex-novo ogni anno. Ecco che quindi aver finalmente aperto le porte alla pratica del riuso conduce a risparmi di emissioni e di costi davvero significativi, senza perdere al contempo in termini di qualità ed affidabilità dei prodotti.
Sono numerosi infatti gli elementi di arredo e di design che possono ritrovare vita dopo essere stati utilizzati, ad esempio, soltanto per brevi o temporanee sessioni fotografiche e di scena, come “props” cinematografici e teatrali o ancora in strutture alberghiere o pubbliche e che trovano sempre più canali di commercializzazione attraverso la rivendita di seconda mano.
Dunque sempre più “via al tabù” (di un divano usato ad esempio) e sempre più spazio al risparmio per un maggior benessere tanto del nostro portafoglio quanto del nostro ambiente.
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