Il Governo ha fatto dietrofront sulla Quota 41. Ora chi non ha raggiunto la sua età dovrà lavorare 2 anni in più.
Gli italiani stanno stanno attraversando un momento di parecchie incertezze sul loro futuro, che non comprendono solo i progetti lavorativi per i più giovani, ma anche quelli di godersi la loro meritata pensione. Una cosa purtroppo si ripercuote sull’altra perché in presenza di basse opportunità lavorative e precarietà è anche difficile avere una pensione adeguata una volta raggiunta la terza età.
Dal Governo in questo periodo sta attuando numerose riforme sul lavoro e sul dopo lavoro, alcune di queste stanno preoccupando gli italiani che non vedono da parte della Meloni un tentativo di ridurre le disparità, soprattutto sull’età pensionabile. Sta facendo molto discutere un provvedimento che penalizza i lavoratori in base al loro anno di nascita. Questo può comportare uno svantaggio, che tarderà la loro uscita dal mondo del lavoro.
Il provvedimento del Governo: chi è nato dopo una certa data dovrà aspettare 2 anni
Il Governo sembra voler rimandare la Quota 41 per tutti, che dovrebbe ridurre le disparità pensionabili, solo nel 2025. Se questo accadesse, proseguirà per un altro anno la Quota 103, che consente il pensionamento solo al raggiungimento di 41 anni di contributi solo a chi ha compiuto 62 anni.
Ovviamente le polemiche non si sono fatte attendere, con il Governo Meloni che è stato accusato di non voler affrontare le problematiche più importanti nel nostro Paese: quelle del mondo del lavoro. Questo comporta uno svantaggio notevole per chi ha iniziato a lavorare molto presto e che hanno accumulato 41 anni di contributi ma ancora non hanno compiuto i 62 anni o raggiungere i requisiti per la pensione anticipata.
Le conseguenze sono molto impattanti, specie per chi svolge i lavori più gravosi, come nell’edilizia o operai che lavorano manualmente. La Quota 41 per tutti sarebbe stata, infatti, necessaria per eliminare questa forte disparità, consentendo a tutti il pensionamento a prescindere dalla loro età, raggiunti i 41 anni di contributi versati.
Inizialmente il Governo Meloni era interessato ad approvare questa misura. Poi il ripensamento, per i costi che comporta, di introdurla a fine legislatura. Questo significa che chi stava progettando di andare in pensione qualche anno prima o molti anni prima in relazione ai contributi versati, dovrà aspettare ancora qualche anno per godersi il meritato riposo. Una situazione che sta mettendo in allarme i lavoratori più giovani che da tempo progettavano di andare in pensione.