Avere il peperoncino in casa sempre pronto all’utilizzo è un vero vantaggio. Ecco i trucchi per evitare che si rovini per poterlo così aggiungere alle nostre pietanze ogni volta che vogliamo.
Un pizzico di peperoncino in aggiunta ai nostri piatti è quel tocco di classe che rende quello che mangiamo più gustoso.
Con l’estate in arrivo e le diete frettolose per affrontare la prova costume con sicurezza, tendiamo a ridurre condimenti ipercalorici come sale ed olio. Cosa di meglio allora per aiutarci a insaporire i cibi e a non farci sentire la mancanza di altro, dell’aggiunta un po’ di piccante peperoncino?
Ne esistono tantissime varietà e livelli. Alcuni leggeri e delicati ed altri con un sapore acuto che bruciano davvero la lingua. E non è da sottovalutare la storia del peperoncino. La spezia ha infatti radici molto antiche, millenarie. Le sue origini sembrano condurci verso il Perù ed il Messico. Le popolazioni locali lo utilizzavano come spezia unica. Mentre per la diffusione in Europa dobbiamo ringraziare Cristoforo Colombo. Sembrerebbe infatti che fu lui a potarne alcune piante nel nostro continente al rientro dall’America.
Il peperoncino più piccante? Ce lo dice la Scala di Scoville
Conoscere il livello di piccantezza di un peperoncino è utile. Questo ci aiuta a scegliere quello più adatto a noi. Sapevate che esiste una scala di misura per la piccantezza del peperoncino? Si chiama Scala di Scoville, anche conosciuta come SHU – Scoville Heat Units e prende il nome dal suo ideatore Wilbur Scoville. Intorno al 1912 infatti, Scoville sviluppò un test diluendo l’estratto del peperoncino, la capsicina, con acqua e zucchero finche il bruciore non fosse più percettibile dagli assaggiatori. Uno dei peperoncini più piccanti è il Pepper X, coltivato in Sud Carolina e sembrerebbe raggiungere il punteggio di 3.18 milioni SHU nella scala di Scovill ed il Carolina Reaper appena sotto al Pepper X.
I benefici del peperoncino, ma attenzione alle controindicazioni
Sono numerosi i benefici che possiamo trarre dal consumo di peperoncino. È ricco di antiossidanti che aiutano a contrastare i radicali liberi e le infiammazioni. La capsaicina, il suo principio attivo, è un ottimo vasodilatatrore. Questo può aiutare a combattere disagi cardiovascolari, problemi di circolazione e colesterolo alto. Ma ci sono dei casi in cui non bisogna esagerare perché può irritare le mucose. È infatti sconsigliato il consumo a chi soffre di patologie come ulcera, gastroenterite, cistite, epatite ed emorroidi. È sconsigliato il consumo ai bambini inferiori ai 12 anni, per la delicatezza dell’apparato digerente e elle donne in gravidanza.
Ci sarebbero inoltre alcuni studi che evidenzierebbero preoccupazioni relative allo sviluppo di alcuni tumori legati ad un abuso di peperoncino. Gli studi riguardano le popolazioni dell’estremo oriente che ne usano in grande quantità. I tumori sotto l’occhio del mirino sono quelli alla bocca, allo stomaco, alla laringe e all’esofago. È bene quindi farne sempre un uso moderato e soprattutto consultare il proprio medico in caso si rientri in uno dei casi sopracitati.
Come conservare il peperoncino a lungo in casa è possibile, ecco i trucchi per non sbagliare
Ora che conosciamo la provenienza, la scala di Scoville, i benefici e le controindicazioni del peperoncino, scopriamo insieme come conservarlo per poterlo consumare al bisogno. Anzitutto bisogna sapere che quello fresco ha un alto contenuto di acqua. Questo potrebbe portarlo a sviluppare muffe e quindi ad uno spreco. Si può conservare fuori dal frigo, in una zona non umida, ma non al sole, anche per una settimana circa tamponandolo di tanto in tanto con della carta assorbente. Se invece preferite conservarlo in frigo l’ideale sarebbe inserirlo all’interno dei sacchetti specifici per la conservazione delle verdure. Generalmente questi sacchetti sono in plastica microforata per l’areazione, ma anche in carta vanno bene. In questo caso la conservazione in frigo arriva fino a tre settimane.
Se vogliamo prolungare la conservazione ad un tempo di tre mesi, potremo congelare il peperoncino. Andrà dapprima lavato ed asciugato con attenzione, riporlo negli adeguati sacchetti per il congelamento ed eliminare l’aria all’interno.
L’essiccazione del peperoncino è probabilmente il metodo di conservazione più sicuro e diffuso. Il primo passo è sempre lo stesso e cioè lavare ed asciugare bene i nostri peperoncini. Dopodiché andranno adagiati su una griglia ed esposti al sole diretto per almeno tre giorni. Alcuni peperoncini richiedono anche un tempo maggiore per l’essiccazione. Una volta essiccati potranno essere conservati all’interno dei classici barattolini per le spezie con una chiusura ermetica o messi sott’olio. I peperoncini secchi possono essere tritati e conservati in polvere anche per tre o quattro anni. La polvere è semplice da usare nei piatti e da dosare.
Conservare il peperoncino sott’olio, attenzione a tutti i passaggi
Vi sarà sicuramente invece capitato di consumare peperoncino conservato sott’olio, il metodo più amato dalle nonne. Ma anche qui bisogna fare attenzione ai passaggi per evitare le muffe. Vanno lavati ed asciugati bene. Il picciolo va rimosso, vanno tagliati a pezzi con dell’aggiunta di sale. Andranno quindi fatti riposare ben coperti per almeno 12 ore. Di conseguenza andranno passati ed immersi in aceto per un tempo di 10 minuti. Dopodiché andranno passati nuovamente per poter eliminare i liquidi. Potete utilizzare anche uno schiacciapatate per semplificare e velocizzare il lavoro. Quindi il passaggio finale che è l’inserimento nei vasetti con l’aggiunta di olio fino a totale copertura. Ben chiusi e al buio possono durare fino ad un anno. Non ci resta quindi che augurarvi un piccante buon appetito!