Cambia tutto in materia di pignoramento. Due nuove sentenze saranno la salvezza di molti debitori: vediamo i dettagli.
Contrarre debiti non è così raro come non è raro vedersi pignorare il conto corrente o la casa. Ma due nuove sentenze rimettono tutto in discussione. In questo articolo vi spieghiamo che cosa cambia d’ora in avanti.
Quando un soggetto contrae debiti con la banca, con il Fisco o con altri privati e non riesce in alcun modo a saldarli, è possibile che gli vengano pignorati il conto corrente e la casa. La casa può essere pignorata anche se si tratta della prima abitazione e se vi abitano minorenni o disabili. Una volta pignorata viene messa all’asta e torna al debitore solo nel remoto caso in cui, alla quarta asta, non venga acquistata.
Il conto corrente può essere pignorato esattamente come anche la pensione, lo stipendio e addirittura il Tfr o Trattamento di fine rapporto. In questo caso, tuttavia, la legge ha messo dei paletti per non ridurre in miseria il debitore. Ora, in aiuto di chi ha debiti, arrivano due nuove sentenze che, per molti, saranno una vera manna dal cielo.
Pignoramento: ecco cosa cambia
Due nuove sentenze faranno tirare un bel sospiro di sollievo a migliaia di persone che, per le più svariate ragioni, non riescono a saldare i propri debiti. Ricordiamo che, in molti casi, è possibile regolarizzare la propria posizione aderendo alla rottamazione quater. Tuttavia non sempre è possibile. Vediamo cosa dicono le due nuove sentenze sul pignoramento.
La prima sentenza arriva dalla Corte di Giustizia tributaria di Siracusa e stabilisce che l’Agente della riscossione non può pignorare crediti vantati dal contribuente verso enti pubblici se sono decorsi 60 giorni dal fermo delle somme. Dopo tale arco temporale, il pignoramento può avvenire solo attraverso il Tribunale.
La seconda sentenza che salverà migliaia di persone arriva, invece, dalla Corte di Cassazione. Quest’ultima ha stabilito che, se un contratto bancario prevede clausole vessatorie, il debitore può opporsi al pignoramento immobiliare. Una persona può opporsi anche se sono già scaduti i termini ma è necessario che sussistano le seguenti condizioni:
- il contratto bancario deve contenere almeno una clausola ritenuta vessatoria;
- l’asta giudiziaria non deve essersi ancora conclusa e l’immobile pignorato non deve ancora essere stato assegnato ad altri.
Queste due nuove sentenze seguono la scia delle nuove regole in materia di pignoramento volte a tutelare i debitori. In particolare sono stati fissati dei limiti per quanto riguarda il pignoramento del conto corrente e dello stipendio. Limiti che, però, vengono rivisti ogni anno in quanto si basano sull’importo dell’assegno sociale che viene rivalutato annualmente. Per il 2023 l’importo dell’assegno sociale è stato fissato a 503,27 euro al mese per 13 mensilità.
È stato stabilito che lo stipendio è impignorabile fino al doppio dell’importo dell’assegno sociale: può essere pignorata solo la parte eccedente. Passando, invece, ai limiti di pignoramento su un conto corrente, le leggi in vigore prevedono che sul conto corrente del debitore debba sempre restare una cifra pari almeno al triplo dell’importo dell’Assegno sociale. Anche in questo caso solo la parte eccedente può essere soggetta a pignoramento.