È considerato tra i più grandi buchi neri mai rilevati fino a ora nell’Universo conosciuto. Scopriamo tutti i dettagli.
La sua massa é circa 30 miliardi di volte più grande di quella del Sole. Per questo motivo, risulta tra i più grandi buchi neri mai rilevati nella storia dell’Astronomia nell’Universo conosciuto. E dunque “una scoperta estremamente eccitante”, secondo il dottor James Nightingale del Dipartimento di Fisica dell’Università di Durham nel Regno Unito.
I primi avvistamenti e studi riguardo al buco nero risalgono al 2004 e vennero effettuati proprio all’Università di Durham dall’astronomo Alastair Edge. Il ricercatore, durante uno studio di immagini cosmologiche, si concentrò sul rilevamento di un gigantesco arco di una lente gravitazionale. Tuttavia sono dovuti passare poi ben 19 anni anni prima di poter approfondire lo studio e dunque la comprensione della lente.
Ciò a motivo della necessità di disporre di una tecnologia più avanzata e sofisticata rispetto a quella disponibile nei primi anni 2000, tanto in termini di risoluzione telescopica quanto di processione computazionale. La quale poi, grazie al telescopio Hubble ed al supercomputer DiRAC COSMA8 in dotazione presso l’Università, é stata finalmente raggiunta, ed ha consentito ai ricercatori di analizzare il corpo celeste nel dettaglio.
Quando nell’Universo é presente materia che causa la distorsione della luce di passaggio curvandola, ecco che si crea il fenomeno della lente gravitazionale. Il fenomeno prende il nome dalle lenti ottiche perché il loro intervento comporta l’ingigantimento degli oggetti che si trovano sul suo sfondo, così come avviene nei fenomeni astronomici ed astrofisici delle lenti gravitazionali.
In questo caso, come poi é stato confermato dalle centinaia di migliaia di simulazioni prodotte attraverso il supercomputer DiRAC, che utilizza risorse informatiche grazie alla collaborazione e condivisione di dati tra le Università di Cambridge, di Durham, di Edimburgo e di Leicester, sotto la supervisione dell’University College di Londra. Le simulazioni sono state quindi comparate con le immagini catturate dal telescopio Hubble ed hanno dimostrato che la materia in questione era proprio il gigantesco buco nero.
L’effetto della lente gravitazionale potrebbe, di pari passo con le continue evoluzioni tecnologiche relative ai telescopi ed alle processioni computazionali, consentire agli astronomi di scoprire sempre di più riguardo alla natura dei buchi neri. In particolare, il gruppo di studio della Durham University spera di poter aumentare le distanze di esplorazione, con l’obiettivo di comprendere sempre più approfonditamente e chiaramente come e quando si siano formati e se appartengano al nostro Universo oppure ad un Universo precedente.
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