La Corte Suprema svedese ha emesso una sentenza destinata a creare controversie e scalpori, al punto da mettere addirittura in pericolo il suo ingresso nella NATO.
È successo in Svezia: una sentenza emessa dalla Corte Suprema ha causato clamori immediati, sollevando perplessità e proteste che hanno già fatto il giro del mondo. E l’impatto è stato talmente forte da mettere addirittura in dubbio l’opportunità che il Paese possa aderire alla NATO, almeno secondo la Turchia, Paese membro dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord.
La sentenza ha stabilito che in Svezia non è vietato bruciare il testo sacro del Corano. Da un lato quindi, il diritto alla libertà di parola e di espressione che la Corte intende tutelare; dall’altro la sensibilità dell’intero mondo musulmano che si sente gravemente vilipeso. E ciò in conseguenza di quanto accaduto lo scorso Gennaio, quando Rasmus Paludan, un attivista dell’estrema destra, ne ha bruciato una copia vicino all’ambasciata turca nella città di Stoccolma durante una manifestazione.
La Corte Suprema ha reso nota la sentenza Martedì 4 Aprile ed ora il timore é che la decisione possa condurre a rappresaglie e ritorsioni in tutto il Paese, oltre al rischio di vedersi respinta la richiesta di adesione alla NATO, dopo averla avanzata contemporaneamente alla Finlandia, il cui ingresso invece è già stato approvato.
Dopo la decisione della Corte Suprema è aumentato l’allarme per la possibilità di numerose ripercussioni e risposte violente alla sentenza. Il gesto aveva condotte immediatamente a dure reazioni da parte dell’intero mondo musulmano e molte proteste pacifiche si erano sin da subito riversate nelle piazze svedesi per far pressione sulle decisioni della Corte.
Anche Susanna Trehörning, membro dell’unità anti-terrorismo della polizia di sicurezza svedese, aveva allertato riguardo all’emergere di numerosi “appelli internazionali a commettere attentati in Svezia” a seguito dell’accaduto. I servizi segreti, invece, proprio lo scorso Martedì hanno annunciato l’arresto di cinque persone sulle quali pendeva il sospetto di un possibile attacco terroristico come rappresaglia per la copia del Corano bruciato e per la sentenza della Corte.
In Febbraio, inoltre, il respingimento da parte della Polizia di una nuova richiesta di bruciare un’altra copia del Corano di fronte all’ambasciata irachena a Stoccolma aveva gettato un po’ di “acqua sul fuoco” e stemperato alcuni animi. Ma dopo la decisione della Corte la tensione é tornata alta e il rischio di disordini ed attentati é tornato particolarmente elevato.
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