Luna, Marte, ma non solo. Tra la voglia di tornare sull’unico satellite naturale esistente, la curiosità che ci pervade da illo tempore sia per il Pianeta Rosso sia per gli alieni, ne stanno accadendo di cose lassù.
Artemis III sta seguendo la tabella di marcia, una missione che nei prossimi anni riporterà gli esseri umani sulla luna, con la prima donna e anche una persona di colore. Così, mentre la NASA è in faccende, affaccendata, Elon Musk non perde di vista Marte. Chiamatela curiosità, chiamatela ossessione, ma l’ex Paperon de’ Paperoni del terzo millennio, tra un tweet e l’altro, un cambio di icona (dal BlueBird al cane Shiba Inu) e una diavoleria delle sue, ha un chiodo fisso.
Un volli fortissimamente volli raggiungere il quarto pianeta del sistema solare in ordine di distanza dal Sole, quello visibile a occhio nudo, ultimo dei pianeti dopo Mercurio, Venere e la Terra. Sì, il Pianeta Rosso, soprannominato così per via del suo colore caratteristico, figlio della super quantità di ossido di ferro che lo ricopre è stato messo nei radar di SpaceX, una delle aziende di Elon Musk, nata non solo con l’obiettivo di fare soldi, ma per creare le tecnologie per ridurre i costi dell’accesso allo spazio e permettere la colonizzazione di Marte.
Ma se la rivoluzione Starship si sta snocciolando con la simulazione di un volo verso Marte, diventato virale grazie a un video ufficiale pubblicato su YouTube, nel frattempo ecco la scoperta di otto misteriosi segnali radio. Il primo pensiero è tanto intuitivo quanto inevitabile: Riguarda gli alieni? Il report rivelato da un team dell’Università di Toronto, pubblicato sull’autorevolissima rivista Nature Astronomy, più di un dubbio lo lascia.
L’obiettivo di Peter Ma e del suo team è stato quello di quantificare la prevalenza della vita tecnologica oltre la Terra, attraverso le loro cosiddette “tecnofirme”, segnali radio alla deriva Doppler a banda stretta. La sfida principale nella conduzione del SETI nel dominio radio è lo sviluppo di una tecnica generalizzata per respingere l’interferenza umana a radiofrequenza.
“Abbiamo presentato una completa ricerca di firme tecnologiche basata sull’apprendimento profondo su 820 obiettivi stellari dal catalogo Hipparcos – dicono dal Canada – per un totale di oltre 480 ore di dati in cielo acquisiti con il Robert C. Byrd Green Bank Telescope come parte dell’iniziativa Breakthrough Listen. Implementiamo un nuovo autoencoder variazionale β-convoluzionale per identificare i candidati alla firma tecnologica in modo semi-non supervisionato”.
Un report alquanto interessante, con ancora una macchia indelebile: questi otto segnali rilevati, provenienti probabilmente da cinque stelle in uno spazio che ne contiene più di 800, tra i 30 e i 90 anni luce di distanza, non si sono ripetuti. Insomma, l’indizio c’è, ma non la prova. Attendere, prego.
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