Una piccola guida per poter interpretare al meglio la scadenza dei cibi, evitando così lo spreco alimentare.
Lo spreco alimentare è una piaga sociale che vede scarti di cibo nell’immondizia per quanto si possano ancora salvare, magari attraverso ricette di riciclo che sovente si propongono da parte di guru dei fornelli.
Si pensi infatti che secondo studi recenti, in particolare il report Il Caso Italia condotto dall’Osservatorio Internazionale Waste Watcher sul cibo e la sostenibilità, ogni cittadino “butta nella pattumiera più di 27 Kg l’anno“, così riporta Federconsumatori. Dati allarmanti per cui si consiglia di adottare misure sempre più improntate in un’ottica di risparmio come, ad esempio, fare la spesa con consapevolezza e solo per prodotti di cui si ha veramente bisogno.
Senza contare le iniziative che fioccano nel settore della ristorazione, orientate proprio a contrastare lo spreco alimentare, come ormai le famose ‘doggy bag‘ che permettono di recuperare il cibo di fine giornata, non consumato ma non per questo avariato. Un ottimo modo per godere di alcune leccornie, salvandole così dal loro triste destino.
Nelle famiglie si cerca sempre di usare le più attente accortezze, in merito ai cibi freschi e alle conserve in dispensa anche se sovente alcuni possono sfuggire, giungendo in questo modo al limite della data di scadenza o addirittura superandola. A questo punto, che fare? Nulla di cui preoccuparsi perché si vuol fornire qualche piccolo consiglio in merito a come interpretarla, riuscendo così ad evitare lo spreco alimentare.
Spreco alimentare, lo si può evitare solo interpretando correttamente la scadenza
E’ lecito confondersi con tutte quelle scadenze, per non parlare delle differenti diciture. Si tenta, aprendo un barattolo oppure una qualsiasi confezione cercando di capire con l’olfatto e attraverso la vista se possa ancora andare bene. A questo punto una domanda sorge spontanea: i cibi eventualmente scaduti si possono ancora consumare?
Per rispondere a tale quesito è bene osservare e comprendere il significato di due espressioni importanti riportate sulle etichette: “consumare entro” e “consumare preferibilmente entro“. Nel primo caso trattasi di alimenti freschi per cui è bene giustappunto consumarli entro la data riportata, al fine di evitarne così la decomposizione. Nel secondo caso invece, qualora si superasse la data di scadenza, non sono ritenuti pericolosi per la salute, salvo mutare le proprietà organolettiche.
Per completezza si riportino alcuni esempi dell’una e dell’altra categoria: ad esempio la pasta e il riso oppure le patatine nel sacchetto possono benissimo essere consumati anche dopo la scadenza, soprattutto queste ultime grazie al sale che le conserva. Anche il cioccolato fondente è un ‘preferibilmente‘ poiché nonostante la patina bianca che si forma nel tempo, in questo caso è lo zucchero che lo mantiene.
Per non parlare delle conserve in vetro e lattina che si possono consumare dopo un anno dalla data di scadenza, verificando però che il tappo ermetico non sia aperto, presupponendo così il rischio di una contaminazione a causa dell’aria proveniente dall’ambiente esterno. Invece per quanto riguarda i cibi di pronto esaurimento sono ad esempio i formaggi, gli affettati, la carne, il latte fresco contrariamente a quello di lunga conservazione, di cui si prevedono due giorni di margine oltre la data di scadenza. A questo proposito, ecco come conservare al meglio la carne, il pesce e la verdura, per non buttare via nulla.
Come si evince, basta poco per evitare lo spreco alimentare, solo un po’ di attenzione in vista di un bene superiore, oltre il risparmio in merito al proprio approvvigionamento: la sostenibilità ambientale.
Camilla Marcarini