Sono tante le persone che soffrono di stress da lavoro correlato e che non sanno bene come uscirne. Riconoscere il problema è il primo passo importante.
Ognuno di noi svolge un’attività professionale diversa, che può richiedere impegno e fatica allo stesso modo.
Chi deve svolgere un compito prettamente manuale potrebbe ritrovarsi a fine giornata dolorante agli arti o magari alla schiena, mentre chi è impegnato in ufficio potrebbe notare un affaticamento agli occhi a causa delle numerose ore trascorse al computer o, eventualmente, un malessere che coinvolge la cervicale a causa della postura.
In entrambi i casi non tutto va come si potrebbe pensare e può subentrare quello che può essere definito stress da lavoro correlato. Si tratta di una condizione più diffusa di quanto si possa pensare e che sarebbe bene non sottovalutare perché, a lungo andare, può portare a situazioni poco piacevoli per il nostro organismo.
Stress da lavoro correlato: una situazione davvero diffusa
Il termine “stress da lavoro correlato” viene utilizzato spesso, ma con ogni probabilità molti non sono a conoscenza di cosa significhi. È bene quindi fare chiarezza se si desidera capire se si rientra in questa situazione, consapevoli di come sia facile che questo possa accadere. Anzi, sarebbe un errore pensare che solo chi è sicuro di sé possa percepirlo in prima persona.
Si tratta di una situazione negativa che si trova a vivere un lavoratore nel momento in cui arriva a notare sintomi fisici che possono condizionare la quotidianità di una persona. Tra i disturbi più comuni ci sono mal di testa, disturbi gastrointestinali (soprattutto mal e bruciore di stomaco legati alla preoccupazione che può subentrare), sindromi da fatica cronica, difficoltà a prendere sonno, ansia, attacchi di panico e depressione.
Pur non potendo generalizzare, ci sono certamente alcune categorie di lavoratori che possono andare più facilmente incontro a questo problema. È il caso, per esempio, di medici (a causa dei turni pressanti e del timore di non riuscire ad aiutare un paziente), infermieri, forze dell’ordine e avvocati. Nelle situazioni più gravi si può arrivare a quello che viene definito burnout, che si verifica quando si riscontra un vero e proprio esaurimento nervoso.
Cosa prevede la legge
I casi di stress da lavoro correlato sono in crescita negli ultimi anni, questo ha portato a disciplinare questa situazione con l’obiettivo di cercare di tutelare e sostenere chi ne soffre. Questo è accaduto a partire dal 31 dicembre 2010, con il D. Lgs. 81/08, che ha stabilito l’obbligo di valutazione del rischio da stress lavoro correlato.
È compito così del datore di lavoro prendere in considerazione i rischi a cui può andare incontro un dipendente attraverso il compito che è chiamato a svolgere. sulla base di quanto stabilito con l’accordo europeo dell’8/10/2004 sottoscritto da CEEP, UEAPME, UNICE e ETUC.
Anche con una mansione standardizzata, che prevede compiti più o meno simili da svolgere, la situazione può cambiare nel corso del tempo, proprio per questo ogni imprenditore è chiamato a verificare eventuali cambiamenti nei rischi con una cadenza almeno triennale. Se dovessero invece subentrare cambiamenti, si può procedere anche in modo più ravvicinato.
Non assolvere a questo obbligo attraverso la valutazione dello stress correlato lavoro (DVR) può portare a incorrere a conseguenze da non sottovalutare per un datore di lavoro:
- per l’incompleta redazione del DVR è prevista un’ammenda da 2.000 a 4.000 euro;
- per l’omessa redazione del DVR l’ammenda va 2.500 a 6.400 euro , nei casi più gravi, arresto da 3 a 6 mesi.
Alcuni piccoli accorgimenti possono comunque aiutare a semplificare la situazione. A volte possono bastare una dieta più equilibrata (ne trae giovamento anche l’umore), dormire almeno 7-8 ore a notte, non essere troppo dipendenti da cellulari e social network, capire cosa può rendere insofferenti, non riversare paure e angosce sui familiari, usare (se necessario) un integratore contro l’ansia lieve e praticare lo smart working con orari prestabiliti (saltare i pasti o andare a letto tropo tardi è controproducente, oltre che sbagliato).