Mettere su muscoli: è la nuova moda tra giovani e giovanissimi, ma non solo. Ecco perché sta prendendo sempre più piede.
Si tratta di un fenomeno complesso che nasce, oltre che dalla cura del corpo, anche come antidoto alle tante paure del nostro tempo.
Alimentazione equilibrata, andare a dormire presto, niente alcol, fare sport da tre a cinque volte alla settimana.
È la nuova moda giovanile dei ragazzini ossessionati dalla pratica della muscolazione: quando scolpire il profilo dei propri muscoli, più che in una ricerca estetica, sconfina in una vera e propria ascesi fatta di volontà di controllo e di performance.
Bodybuilding: una nuova religione del corpo?
Accade soprattutto in Francia, informa lo storico quotidiano Le Monde, dove giovanissimi postano video su TikTok che li vedono impegnati, in pose semireligiose, quasi rituali, in complessi esercizi di bodybuilding.
È il caso di Simon: bicipiti gonfi, vene in rilievo, braccia alzate ad angolo retto. Ad accompagnare i suoi video sempre lo stesso hashtag: #15anni. È la sua età biologica. Ma vista la muscolatura che si è scolpito, esercizio dopo esercizio, gliene daresti almeno cinque di più. Quello che colpisce di più però è il fatto che abbia iniziato a praticare la muscolazione già da quattro anni, da quando di anni ne aveva 11 o giù di lì.
Il 15enne racconta di aver cominciato a casa, senza attrezzi, per poi passare a un parco di «street workout» («muscolazione di strada»), un’attività a mezza via tra la ginnastica e la muscolazione, che si pratica soprattutto con attrezzi all’aperto. Infine spiega di essersi iscritto in palestra da circa sei mesi. Il suo programma? «Prendere massa», dice Simon.
Muscolazione, è boom tra giovani e giovanissimi
È un’espressione sempre più ricorrente sulla bocca dei giovani francesi. Nell’Esagono il 43% dei bodybuilder ha tra i 16 e i 25 anni, il che fa del bodybuilding lo sport preferito della gioventù transalpina. Una percentuale che sale fino al 50% nelle palestre di Basic-Fit, il gruppo franco-olandese tra i leader nel settore del fitness (nel 2022 contava 3,15 milioni di iscritti e 1.160 palestre tra Olanda, Belgio, Lussemburgo, Francia, Germania e Spagna). Come spiega a Le Monde Fabien Rouget, business manager della filiale francese del gruppo, gli under 18 che chiedono di iscriversi in palestra sono sempre più numerosi.
Un fenomeno, quello della muscolazione-mania, nel quale i social giocano indubbiamente un ruolo preponderante. Victoire et Matthieu, 17 e 18 anni, non celano infatti la loro profonda ammirazione per le gesta “muscolatorie” di Tibo InShape et Juju Fitcats, coppia di fitness influencer diventata famosa grazie ai milioni di follower e di visualizzazioni su YouTube.
La nascita della fabbrica dei muscoli
Il boom del bodybuilding, ha commentato qualcuno, ha trasformato la Francia da Paese dei 36.000 campanili in quello dei 4.500 club di fitness. Una grande trasformazione alla quale il sociologo – e culturista – Guillaume Vallet ha dedicato un libro intitolato La Fabbrica dei muscoli. Secondo lui c’entra, nel boom della muscolazione, la sedentarizzazione del lavoro che ha portato a cercare di recuperare in palestra i chili di troppo. Ci sono poi i social che hanno alimentato una cultura del narcisismo che ha portato con sé una crescente competizione sessuale, sia maschie che femminile.
Ma non è tutto: il culto del muscolo ha anche a che fare con le tante crisi del nostro tempo (a cominciare da quella pandemica, ma anche quelle finanziarie, per non parlare dello spettro della guerra) e il progressivo disimpegno dello Stato. Tutti fattori, in sostanza, che hanno portato l’individuo a sentirsi sempre più solo e vulnerabile, sempre più dipendente unicamente dalle proprie forze. Una condizione alla quale ha cercato di rispondere diventando un «imprenditore di sé stesso» impegnato a rafforzarsi. Insomma, «mettendo su massa» per poter sostenere le sfide di un mondo esterno percepito sempre più come ostile e pericoloso.
Come? Ripiegando sulla forma al tempo stesso più bruta e intima di sé: il proprio corpo. Un altro indicatore, spiega il sociologo, della crescente individualizzazione della società francese (ma anche europea), sempre più plasmata da modelli e stili di vita importati dagli Usa.