Vestirti sexy può essere reato: ecco quali limiti non puoi superare | Si rischia grosso

Vestirsi troppo sexy è reato? Nonostante l’evoluzione dei costumi sessuali, se vai in giro troppo scollata rischi grosso.

La moda negli anni è cambiata radicalmente e ciò che ieri era considerato indecente oggi è accettato. La più evidente rivoluzione culturale è stata quella legata alla percezione del corpo femminile e della sessualità della donna.

vestire troppo sexy è reato
Abiti troppo sexy – liquida.it

Un tempo le donne erano relegate all’ambiente domestico e anche l’abbigliamento richiedeva rigidi canoni. Indossare una minigonna o una maglia con le maniche corte era fortemente sconsigliato e spesso sottoposto a severe sanzioni penali. Ma siamo sicuri che oggi, nonostante le mode, vestire troppo sexy non sia comunque un illecito? E sopratutto come dobbiamo vestirci in estate per evitare sanzioni?

Vestirsi troppo sexy è reato di atti osceni: ecco i limiti che non puoi superare

L’articolo 726 del codice penale punisce chi compie atti indecenti in un luogo pubblico. Oggi, non è più punito con la reclusione, ma la sanzione è di tipo amministrativo. Fino a qualche tempo fa la sazione andava dai 5mila euro a 10mila euro. La Corte Costituzionale, successivamente, l’ha ritenuta eccessiva e oggi le multe vanno da 31 a 309 euro.

abiti troppo sexy, le sanzioni previste dalla legge
Quanto si rischia a girare seminudi in pubblico? – liquida.it

La legge non esplicita cosa si intende per pubblico pudore, in quanto negli anni (la norma è vecchia) abbiamo assistito a una liberazione dei costumi. Gli ultimi procedimenti hanno, tuttavia, punito persone che hanno urinato in pubblico, hanno fatto gesti che mimano atteggiamenti sessuali. E non solo. Sono stati puniti anche alcuni bagnanti per aver tolto il costume da bagno o per aver esibito nudità in pubblico.

Anche l’abbigliamento trasgressivo e provocante rientra tra gli atti contrari alla pubblica decenza, pertanto puniti dal codice penale italiano. Ma cosa si intende per abbigliamento trasgressivo? La maggior parte dei provvedimenti inseriti nell’articolo 726 hanno riguardato prostitute, che mettevano in mostra parti intime dai loro vestiti, ma anche verso persone che passeggiavano senza maglietta in centro in città dove le amministrazioni comunali lo vietano.

Tuttavia, c’è stato chi ha impugnato un ricorso, poiché è possibile presentarlo al Prefetto entro 30 giorni. Alcuni casi sono finiti in Cassazione. Il più eclatante è stato quello di una giovane donna che nel 2012 è stata denunciata per atti osceni per aver indossato un abbigliamento che metteva in mostra il lato B e la biancheria intima.

Con la sentenza n. 22475 del 21 ottobre del 2014, gli ermellini avevano stabilito che non era adescamento. Dunque, oggi la norma punisce esclusivamente chi mostra le zone erogene: ovvero gli organi genitali e anche il seno per la donna.

Oppure chi usa la nudità per adescare in pubblico ai fini di meretricio. Tuttavia, oggi sono soprattutto le amministrazioni comunali a decidere cosa è decoroso o meno e a stabilire divieti verso chi indossa abiti troppo succinti. In alcune località di mare, infatti, è stato vietato ai bagnanti di girare in costume da bagno, dove sono state applicate sanzioni più o meno severe.

Mentre in altri Comuni è stato addirittura vietato l’utilizzo di abbigliamenti succinti che evocano la prostituzione. Come è accaduto a Terni, nel gennaio 2022, quando era stato imposto alle donne di non usare abbigliamenti come minigonne corte. L’ordinanza aveva suscitato polemiche in tutta Italia per l’equiparazione alla prostituzione.

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