Il Centrodestra ha proposto di azzerare l’IVA su determinati interventi medici ma dai banchi del Centrosinistra si alzano le polemiche.
L’IVA è una delle principali imposte del nostro sistema tributario e pesa parecchio anche su beni di prima necessità. Presto potrebbe essere azzerata su alcuni interventi medici ma non tutti sono d’accordo. Analizziamo la situazione nel dettaglio.
Il Governo Meloni sta lavorando a una riforma fiscale che coinvolgerà tutte le principali imposte del nostro sistema tributario: Irpef, Ires, IRAP e IVA. Il primo step sarà la riduzione del numero delle aliquote Irpef che passeranno da quattro a tre e l’abbassamento delle percentuali per consentire a tutte le fasce reddituali di pagare meno tasse. Il secondo step riguarderà l’Ires: agevolazioni per le imprese che assumeranno a tempo indeterminato.
Il premier Giorgia Meloni ha già manifestato l’intenzione di azzerare l’IVA su alcuni beni di prima necessità come pasta, pane e latte e di abbassarla dal 10% al 5% su carne e pesce. Ma per alcuni non è abbastanza. Dai banchi del Centrodestra è arrivata una mozione che chiede al Governo di togliere l’IVA anche su alcuni interventi medici.
La mozione di azzerare l’IVA su alcune operazioni vede come prima firmataria la parlamentare di Forza Italia Annarita Patriarca a cui si sono subito aggiunte le voci della leghista Simona Loizzo e del deputato Luciano Ciocchetti di Fratelli d’Italia.
“É necessario per il benessere psicologico“, così si legge nella motivazione della mozione presentata dai tre esponenti di Centrodestra. La richiesta è quella di azzerare l’IVA sugli interventi di chirurgia estetica. Patriarca ha specificato: “Le prestazioni di medicina e chirurgia estetica devono rientrare nel novero delle prestazioni sanitarie non sottoposte a trattamento Iva. Il concetto di ‘salute’ è comprensivo di ogni ‘stato di completo benessere fisico, psichico e sociale’ che ‘non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità“.
La mozione ha sollevato un gran polverone ma, a conti fatti, non è nulla di nuovo. Il tema è da anni al centro di una complessa disputa legale: nel 2005 una circolare dell’Agenzia delle Entrate certificava come esenti da Iva le prestazioni di medicina e chirurgia estetica, perché connesse al benessere psicofisico. Anche per l’Oms il concetto di salute include ogni stato di benessere, non solo un’assenza di malattia.
Il deputato Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana si è opposto duramente: tuttavia anche l’ex deputato di Sinistra Vladimir Luxuria, circa 15 anni fa, pretendeva che gli interventi per il cambio di sesso e per la costruzione del seno ai transessuali fossero a carico della sanità pubblica.
Al di là delle dispute in Parlamento alcuni uffici locali dell’Agenzia delle Entrare hanno contestato la mancanza del versamento dell’Iva alla luce di una sentenza della Corte di Giustizia Ue, secondo cui le operazioni estetiche rientrano nelle cure mediche, esenti Iva, solo se hanno a che fare con traumi, handicap e malattie.
E la Cassazione, avallando la sentenza europea, per il momento ha stabilito che spetta al contribuente-medico dimostrare che esistano i presupposti che legittimino la richiesta di esenzione per l’intervento chirurgico.
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